Fu un quindicinale italiano diretto fin dal primo numero (5 agosto 1938) da Telesio Interlandi e venne stampato, con cadenza regolare, fino al 1943 (l'ultimo numero, il 117º, risulta uscito il 20 giugno 1943) dalla casa editrice Tumminelli di Roma. Esso fu il principale strumento antisemita del regime fascista, destinato a promuovere le leggi razziali fasciste. E’ stata infatti la rivista più famosa del filone del razzismo fascista, sotto il controllo del Ministero della cultura popolare, con il preciso scopo di elaborare e di divulgare una dottrina "scientifica" della razza che giustificasse agli occhi dell’opinione pubblica italiana la politica coloniale e, soprattutto, l'antisemitismo di stato. L'obiettivo era di persuadere gli italiani che il colonialismo, l'eugenetica, il divieto dei matrimoni misti e le leggi razziali fossero scelte politiche legittimate dalle leggi di Natura. Nel corso degli anni le pagine della rivista diminuirono progressivamente a causa della mancanza di utili derivanti dalla vendita del periodico: il rotocalco raggiunse un numero massimo di sessantaquattro e uno minimo di quattro nel numero del 5 aprile 1943, consegnato alle stampe incompleto. La rivista proponeva dei resoconti infondati e delle idee prive di fondamento sostenenti la superiorità della "razza ariana" alla quale gli italiani sarebbero dovuti appartenere. La rivista ebbe anche lo scopo di fomentare le paure dei lettori su delle presunte "contaminazioni biologiche" che sarebbero avvenute qualora gli italiani si fossero riprodotti assieme alle "razze inferiori" (con le quali l'Italia imperiale era venuta in quell'epoca a contatto). Nelle pubblicazioni furono esaltate molte teorie del complotto il più delle volte già smentite, come quella dei Protocolli dei Savi di Sion, un falso documentale, diffuso agli inizi del XX secolo dalla polizia segreta zarista col preciso intento di diffondere l'antisemitismo verso gli ebrei nell'Impero russo, il quale vedeva gli ebrei e i massoni coinvolti in un diabolico piano per il dominio del mondo). Gli articolisti trattarono anche, in chiave minore, il tema dell'omosessualità, etichettandola come un qualcosa che “viola le leggi della natura” e il comunismo (o bolscevismo) ritenuto come una delle principali sciagure dell'umanità.