L'Avvenire d'Italia (L'Avvenire dalla fondazione al 1902) è stato un quotidiano nazionale d'ispirazione cattolica fondato a Bologna. Venne pubblicato dal 1896 al 1968; in quell'anno, per decisione della Conferenza episcopale italiana, esso si fuse con L'Italia per formare il nuovo quotidiano cattolico Avvenire. Il 12 agosto 1923 si riunirono nella sede del quotidiano i fuoriusciti dell'ala destra del Partito Popolare Italiano; venne fondato il «Centro Nazionale Italiano», nel quale confluirono i cattolici favorevoli alla collaborazione con il fascismo. «L'Avvenire d'Italia» divenne espressione della linea politica della nuova formazione[5], guidata da Carlo Enrico Bolognesi.
Nel 1926 il giornale divenne di proprietà della Compagnia di San Paolo, che nel 1930 lo cedette a una società editrice neocostituta («Società Anonima "Avvenire d'Italia"»), compartecipata dalla Santa Sede e dalla Curia bolognese.
Dal dicembre 1927 il nuovo direttore Raimondo Manzini inaugurò una linea di effettiva depoliticizzazione, che permise a «L'Avvenire d'Italia» di sopravvivere senza scosse sotto il regime fascista. Durante gli anni Trenta il quotidiano bolognese fu uno dei soli cinque quotidiani cattolici rimasti in vita[6] e l'unico con una diffusione veramente nazionale, con circa 50 000 copie giornaliere (di cui oltre 32.000 su abbonamento)[7]. In quegli anni collaborò all'amministrazione del quotidiano e alla redazione di diversi articoli anche il beato Odoardo Focherini (1907-1944).
A seguito dell'armistizio, il giornale non venne pubblicato dal 9 settembre fino al 5 ottobre 1943, nonostante le pressioni delle SS che il 13 settembre offrirono inchiostro e carta per consentirne la stampa. La direzione del giornale tuttavia, con alcune scuse, riuscì ad opporsi al progetto; successivamente il giornale venne pubblicato con cadenza irregolare e su una sola pagina, sotto la direzione provvisoria di Gino Sanvido ed Egidio Cabianca[8].
Il 29 gennaio 1944 i bombardamenti alleati su Bologna distrussero la sede del giornale in via Mentana. Il 24 settembre 1944 «L'Avvenire» cessò volontariamente le pubblicazioni per non sottostare agli ordini delle forze tedesche