Nella pregevole raccolta di manoscritti (400) conservata nella Biblioteca Pubblica Arcivescovile “Annibale De Leo” è presente un codice pergamenaceo restaurato indicato con la collocazione A/6. L’amanuense Gabriele non potrà certo dirsi autore della raccolta, ma chi tradusse la maggior parte delle opere greche in latino, e, spirito umanistico, anche il Boccaccio volgare, potrà certamente esserlo. Pertanto potrebbe dirsi che Leonardo e Francesco Aretino siano gli autori della raccolta che costituisce il prezioso codice in cui si contengono opere di Alfonzo D’Aragona, Annibale, Anonimo, Aretino Carlo, Aretino Leonardo, Artaserse, BeccadelliAntonio, Boccaccio Giovanni, Buonaccorsi Filippo, Bracellei Giacomo, Cicerone Marco Tullio, Demade, Demostene, Eschine, Falaride, Flaminio Nipote Caio, Filippo il Macedone, Ippocrate, Istano, Jvano Antonio, Pio il Piccolomini, Pitagora, Sallustio Caio Crispo, Scipione Publio Cornelio, Stella Gotargo, Vegio Maffei.
Gli autori contenuti in questa raccolta, per il tempo in cui ciascuno di loro visse e per il contenuto delle loro stesse opere, devono suddividersi, per intelligenza maggiore del codice, in tre gruppi. Il primo gruppo comprende vari autori greci e precisamente: Falaride, Pitagora, Ippocrate, Artaserse, Demostene, Eschine, Filippo il Macedone, Demade, etc. vissuti rispettivamente nei secoli VI, V e IV a. C. Il secondo gruppo comprende, invece, autori romani o inerenti alla storia romana che vissero nel III, II e I secolo a. C., cioè Scipione, Annibale, Flaminio, Cicerone, Sallustio. Il terzo gruppo è costituito infine da autori contemporanei, o quasi, alla compilazione della raccolta, appartenenti alla scuola umanistica e vissuti nei secoli XIV e XV, cioè: Boccaccio, Beccadelli, Alfonzo D’Aragona, Pio IV Piccolomini, Buonaccorsi. Il codice è di indole politica, scritto in pergamena con caratteri umanistici nel 1473 da un amanuense di nome Gabriele. Nello stesso anno fu emendato dagli errori di trascrizione. Appartenne ad una nobile famiglia della quale l’arma araldica consiste in due sbarre trasversali oro in campo azzurro, come si rileva dal primo foglio miniato a motivi floreali. Appartenne poi nel 1581 al prelato Pompeo Lippi Briziani del quale è disegnata a penna in nero l’impresa. Il prof. Paul Oscar Kristelller della Università di Columbia lo ha ritenuto assai raro e forse unico. E’ costituito da 220 fogli ed è rilegato in pergamena.
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