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Nella pregevole raccolta di manoscritti (400) conservata nella Biblioteca Pubblica Arcivescovile “Annibale De Leo” è presente un codice pergamenaceo restaurato, scritto in carattere gotico italiano della metà del XIV secolo e di contenuto agiografico. Il codice è privo del colophon e delle prime cinque carte iniziali dove probabilmente compariva il titolo, presente però nelle prime righe dell’indice: “Incipiunt capitula Vitae Patrum…” e riportato sul dorso della coperta intorno al XVIII secolo: “Vitae Veterum Patrum et Collatio”. Nel volume è narrata la vita di vari santi monaci ed eremiti di tradizione orientale risalenti al III – IV secolo, mentre, raggruppate a parte in un’unica sezione del codice, sono le vite di alcune donne sante e martiri. Alcune piccole mani,”maniculae”, risalenti al XVI secolo, sono disegnate lungo i margini del testo con funzione di Nota Bene per evidenziare una parola o una frase. Il primo foglio interessato dalla scrittura presenta l’indice degli argomenti, ma non tutti i temi sono svolti nel manoscritto, che è incompleto nella parte finale. Il testo è disposto su due colonne e visibili sono le righe, tracciate a secco o a colore, che delimitano gli spazi destinati ad accogliere la scrittura. La prima carta del testo presenta una cornice con in alto dei putti che sostengono una brocca con la mano sinistra; dalla mano destra si dirama una decorazione vegetale che incornicia la scrittura. Nella parte inferiore è raffigurato un monaco con tonaca bianca e chierica, autoritratto del miniaturista che illustrò il codice. La tonaca completamente bianca indica l’appartenenza del monaco all’ordine dei camaldolesi che si formarono spiritualmente sulle Vitae Patrum, esempi di vita corretta e beata cui ispirarsi seguendo gli insegnamenti del fondatore San Romualdo. Più in basso ancora la raffigurazione di alcuni galli che beccano il mangime è riconducibile al “nutrimento spirituale” che la lettura delle vite dei santi rappresentava per i monaci. Le miniature, che per la loro diversa tipologia artistica sono attribuibili a uno stile sia bizantino che giottesco, risultano prodotte da più mani. Il presente codice pergamenaceo contiene 54 miniature e consiste di 256 fogli numerati alla romana e altrettanti circa non numerati. Dall’indice posto in principio del testo risultano opere di Pelagio, Pascasio e altri mancanti nell’opera che resta così incompleta. Nel suo assieme la raccolta contiene 36 opere tra le quali alcune assai rare ed appartenenti ad autori celebri del Cristianesimo tra i quali: Girolamo (Santo), nato nel 331 a Stridone Dalmata, Evagrio di Antiochia, scrittore ed asceta cristiano del IV secolo, Atanasio, nato nel 295, vescovo di Alessandria e celebratore della vita eremitica, scrisse la famosa vita di Sant’Antonio, Palladio di Galasia nato nel 365, vescovo di Elenopoli e scrittore ascetico, Pascasio Radberto benedettino nato nel 790 in Francia, abate di Corbie e autore di numerose opere ageografiche esegetiche e teologiche.
Delle Vitae Patrum San Girolamo ed Evagrio sembra siano riconosciuti come autori, il primo del primo libro di questa antologia agiografica, il secondo del secondo libro che dovrebbe cominciare dalla storia di San Giovanni d’Egitto in cui egli parla del testimone oculare. Comunque resta anonimo colui che raccolse queste opere dei primi scrittori cristiani per compilarne la raccolta.

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