Collegiata di Mesagne

3) Nota di benefici della Insigne Collegiata di Mesagne 1666

Il Mannarino, medico letterato autore delle Memorie storiche su Mesagne, composto nel 1596 , riteneva che la collegiata fosse posta fuori Mesagne (Veniva ad essere la di lei situazione passato il luogo delli Tostini, alla strada che da Mesagne conduce in Latiano, nel luogo detto Pinto). Che in tale luogo vi fosse una chiesa era appurabile dalle antiche tracce ancora presenti: alcune pitture appese per ornamento alle pareti, in parte poi ammassate dentro l’oratorio della collegiata e chiamate “pitture e quadri del Pinto” .
Il Mannarino volle che questa fosse la chiesa matrice di Mesagne. Egli riportava ancora che la collegiata fu poi costruita nel luogo ove sorgeva la cappella di San Nicola Vetere, che successivamente fu dedicata ai tre santi Eleuterio, Antea e Corebbo.
Il Mavaro rilevava un’altra cappella sotto il titolo di S. Nicola detta della Badessa, poi distrutta e al suo posto costruito un macinatoio o trappeto appartenente alla camera baronale di Mesagne. Donde per distinguere le due cappelle la prima fu detta appunto “vetere” cioè più antica . Dopo quasi un secolo la chiesa matrice venne ampliata e il suo titolo cambiato con quello che si legge nell’iscrizione del prospetto “Tutti Santi in ONOREM SANCTORUM OMNIUM COLLAPSUM MESSAPIA RESTITUIT ANNO DOMINI 1653”.
Dal punto di vista giuridico la proprietà della chiesa era ed è del comune di Mesagne, per lo jus patronato mai messo in discussione. La chiesa, infatti, non si era mai dotata di beni propri a differenza del capitolo e del clero che si erano sostentati con prebende, benefici e pii legati annessi alle rispettive cariche. Nel 1555 il clero mesagnese diede vita alla massa comune dei beni, la “Comunella”, sanzionata giuridicamente con atto pubblico stipulato dal notaio Nicola Dormio nel maggio 1555 . Si precluse l’accesso ai beni comuni a tutti i sacerdoti che non fossero mesagnesi e per adeguare al numero dei componenti le rendite si stabilì di numerare i sacerdoti addetti al servizio della collegiata . Il numero fu fissato in 40: 15 tra dignità e canonici e 25 porzionari.
L’ampliamento della chiesa matrice fu esoso: furono necessari 22.000 ducati per portare a termine i lavori. Oltre alle normali gabelle si dovette fare ricorso ad una addizionale del 3% imposta su tutti gli alimenti al popolo, mentre per volere degli arcivescovi di Brindisi il clero locale pagava il 3% fino alla conclusione dei lavori.
I motivi che portarono al collasso della precedente chiesa gotica non erano da additarsi al caso, come per il notaio Saraceno, mensibus elapsis ecclesiam fortuito caduta, ma alla particolare natura genealogica del sottosuolo mesagnese ricco di falde freantiche .

Buona comprensione della scrittura.
Buono stato di conservazione.
Capilettere notevoli.
Carte totali 23.
Fol. 19,5 x 29 cm.

Richiedi informazioni

    Copyright © 2023 - Fondazione Biblioteca Pubblica Arcivescovile Annibale De Leo - C.F. 80006850749 Privacy Policy | Cookie Policy | Aggiorna preferenze Cookies | Powered by LnW Digital Strategies