Il primo decennio del XX secolo fu un periodo di profonde trasformazioni per l’Italia: la nascente industrializzazione portava al lento, ma inarrestabile declino delle aristocrazie tradizionali lasciando spazio allo sviluppo di due nuovi ceti: il proletariato e la borghesia. La spinta industriale conduceva alla concentrazione urbana del proletariato e, quindi, al rafforzamento delle organizzazioni operaie: il partito e il sindacato. Anche i cattolici entravano nella scena politica italiana diventandone un importante esponente. Soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia i giornali cattolici, particolarmente vitali, furono gli unici ad essere presenti per tutto il decennio fascista anche se costretti a cambiare spesso la testata.
Alcune riviste erano, invece, realizzate appositamente per essere strumento di gruppi e clientele, sostenitori di candidature politiche, o per essere il veicolo di risposta a provocazioni. Quando poi, queste esigenze individualistiche venivano meno, il giornale non veniva più stampato.
Il numero di saggio nasceva per analizzare le esigenze dei lettori e invitare la cittadinanza a sottoscrivere le quote di abbonamento, che con la pubblicità e la vendita delle azioni rappresentavano gli unici modi per garantire solidità finanziaria al giornale.
Attraverso i nomi degli aderenti riportati sui primi numeri era possibile verificare la prevalenza di professionisti, possidenti e notabili che sottoscrivevano l’abbonamento a testate di diverso orientamento politico. Il fine più plausibile era quello di essere sempre informati su ciò che gli antagonisti politici scrivevano su di loro, cautelandosi, così, da accuse dirette.
La maggior parte degli abbonati era, quindi, di estrazione borghese: i contadini, esclusi i più politicizzati, non ritenevano opportuno abbonarsi sia per la quota di sottoscrizione sia per il diffuso analfabetismo.
La maggior parte dei periodici si presentava in quarto, cioè a quattro facciate, su quattro o sei colonne. La prima pagina era in genere dedicata alla trattazione di grandi temi di rilievo nazionale, al dibattito e alla polemica ideologico-politica e all’analisi di argomenti di rilievo provinciale e locale: igiene, scuola, viabilità, ecc.; la seconda e la terza pagina erano in genere dedicate alla cronaca locale alla quale era dato ampio spazio probabilmente per rispondere alla curiosità popolare. La quarta pagina era quasi sempre lasciata disponibile alle inserzioni pubblicitarie.
Il linguaggio aulico e retorico era usato per le celebrazioni e lasciava il campo a quello asciutto e privo di verbosità della quotidianità.
Copyright © 2023 - Fondazione Biblioteca Pubblica Arcivescovile Annibale De Leo - C.F. 80006850749 Privacy Policy | Cookie Policy | Aggiorna preferenze Cookies | Powered by LnW Digital Strategies
Richiedi informazioni